Il co-housing è una modalità residenziale costituita da unità abitative private e spazi e servizi comuni, caratterizzata da una progettazione e una gestione partecipata e condivisa. Si tratta dunque di una diversa modalità di concepire l’abitare: un modo nuovo dunque di progettare e vivere il costruito, privilegiando strategie di sostenibilità ambientale, favorendo le politiche di condivisone e partecipazione.
Un equilibrio tra il privato e il sociale: da una parte le case private con le loro cucine, soggiorni, camere da letto ecc.; dall’altra una Casa Comune, che comprende una ampia camera da pranzo, cucina, soggiorno, sale da riunione, biblioteca, laboratori e spazi per i ragazzi, servizi in comune che sono progettati in modo da facilitare lo sviluppo del rapporto di amicizia e di comunità oltre che il risparmio energetico e un impatto ambientale ecosostenibile; un orto comune, campi, lavatrici in comune e magari anche la co-proprietà di alcune automobili.
Una comunità che auto seleziona i residenti. Le persone interessate si iscrivono a un laboratorio di urbanistica partecipata, durante il quale si suddividono in gruppi di lavoro per focalizzare i vari aspetti del progetto, ad esempio quali servizi comuni si desidera realizzare, le caratteristiche delle tipologie residenziali, la possibile localizzazione e così via.
Il confronto fin dalle primissime fasi consente ai partecipanti di intervenire direttamente sulle scelte strategiche e far emergere le proprie esigenze e proposte, che saranno tradotte da professionisti del settore in un vero e proprio progetto architettonico.
Successivamente, individuata l’area di intervento e acquisiti i necessari permessi, si passa alla vera e propria fase di costruzione normalmente dando la precedenza alle abitazioni indipendenti.
Si procede all’assegnazione dei vari alloggi. Mentre i servizi condivisi vengono ultimati, gli alloggi cominciano già a essere abitati per dar modo ai futuri cohousers di costituire la comunità vera e propria.